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Boa di ViGILanza e reti.

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La lotta contro i pirati.

E’ noto che uno dei sistemi praticati oggi, con notevoli successi, contro le insidie dei sommergibili tedeschi, è quello delle reti sommerse dentro cui le navi subacquee vanno ad impigliarsi, restandovi non di rado prigioniere e condannando i pirati che le equipaggiano ad una morte misteriosa, lenta, atroce.

In America ha richiamato testé l’attenzione dei tecnici e accresciute le speranze del pubblico una boa speciale che sì palesa particolarmente utile alla immediata distruzione dei sottomarini incappati dentro le reti. La sua caratteristica principale è quella di ospitare un piccolo equipaggio di 3 o 4 uomini incaricato di sorvegliare una linea di passaggio d’una data estensione. Essa ha un diametro di 5 metri ed è alta da 7 ad 8 metri; ma ad onta di queste dimensioni la boa è invisibile pei sottomarini, poichè si eleva pochissimo al disopra del livello dell’acqua e può anche immergersi completamente. Sopra la piattaforma superiore della boa è piazzato un cannone a tiro rapido; al disotto di essa si trovano l’alloggio del piccolo equipaggio, un motore che serve a mettere in azione un compressore d’aria, un apparecchio di telegrafia senza fili e un telefono. Più in basso, sotto la piattaforma inferiore, è un serbatoio che si può riempire d’acqua, per far sommergere la boa. L’apparecchio termina con un cilindro che racchiude l’aria compressa destinata ad espellere l’acqua del serbatoio. Il telefono, di cui la boa è fornita, serve a collegarla con altre boe vicine e can la riva.

Una domanda qui nasce spontanea: come s’accorge l’equipaggio della boa che un sommergibile è venuto a impigliarsi in una delle reti del settore vigilato?… Il problema è stato risolto ingegnosamente così. A una certa distanza l’uno dall’altro si trovano dei piccoli galleggianti speciali uniti alle reti sommerse e dotati di una lampadina elettrica. Quando il sottomarino urta nelle maglie della rete esercita naturalmente una forte trazione e spezza con tale sforzo una sottile cordicella legata alla lampadina elettrica che subito scatta e s’accende. La comparsa chiesto segnale luminoso sulla superficie del mare avverte della presenza del pirata gli uomini della boa che s’affrettano a smascherare il pezzo d’artiglieria e ad aprire il fuoco al momento opportuno.

In caso di necessità, una rapida immersione del congegno si ottiene esercitando la trazione sopra il cavo d’ancoraggio  che è avvolto ad un verricello del cilindro dell’aria compressa.

Galluzzi Giovanni, Gerente responsabile.

Milano, 1918 – Tip. del Corriere della Sera.

Articolo apparso su “La Domenica del Corriere” del 10 marzo 1918.

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