Piccola storia dei proverbi
Si può credere che sia nato come proverbio popolare; invece fu una massima ripetuta per secoli nelle aule dei tribunali. Molti l’attribuiscono al papa Bonifacio VIII (1294-1303) che in una sua decretale scrisse: « Chi tace dà segno di acconsentire ». Ma questo principio giuridico era già stato affermato dal papa Gregorio IX (1227-41), e un sette secoli prima di lui faceva parte della compilazione giustinianea del « Corpo del diritto » (Corpus iuris), in questa forma: « Chi tace non confessa già, ma è anche vero che egli non nega ». E si può risalire anche più indietro del tempo, cioè a un libro del giureconsulto romano Giulio Paolo vissuto nel III sec., da cui i compilatori delle Pandette trascrissero il principio del quale discorriamo. La questione fu molto dibattuta dai giuristi, i quali forse ne discutono ancora. La verità è che il popolo, per mettersi al sicuro, suole completare il proverbio con l’aggiunta riportata dal Giusti: « Chi tace acconsente, e chi non parla dice niente ».
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