È molto diffusa l’opinione che il sommergibile sia una conquista della tecnica moderna. Così è infatti, ma non bisogna dimenticare che ogni scoperta o invenzione, di massima, ha qualche lontana origine. E la storia della navigazione subacquea ha origini più antiche di quanto generalmente si crede.
Il primo tentativo che ricorda il sottomarino fu compiuto, a quanto risulta dall’esame delle fonti storiche, circa duemila duecento anni fa. Racconta Aristotele che nell’anno 332 avanti Cristo, i marinai di Alessandria all’assedio di Tiro impiegarono una specie di campana da palombaro chiamata exeta, che permise di collocare sotto le carene delle navi nemiche certi razzi speciali di cui ignoriamo la natura, assicurati con catene. Un siluro elementare, dunque, che allo scoppio faceva saltare in aria la nave.
Congegni di tal genere, di varia forma ma sempre costruiti per lo stesso fine, sono descritti anche nella storia delle guerre puniche e in molti racconti arabi del tempo delle Crociate.
Il primo sottomarino
« Una macchina in forma di piccola nave, mercè la quale gli uomini possono percorrere sotto l’acqua uno spazio abbastanza grande », — a quanto si può leggere nelle cronache del tempo, — fu provata nel 1538, a Toledo. in presenza del re Carlo V. Si tratta senz’altro d’un rudimentale sottomarino. Apparecchi sottomarini furono costruiti, e dettero prove abbastanza buone, da W. Bourne nel 1580 e da Pegelius nel 1605.
Ma poichè tutti questi tentativi sono di poco posteriori all’epoca di Leonardo da Vinci, trova ancora maggior credito l’opinione che il sommo artefice abbia concepito e disegnato la nave sottomarina, ma abbia poi distrutto ogni traccia della sua invenzione per amore del genere umano. La prima costruzione che meriti veramente il nome di sottomarino fu la nave costruita dal medico olandese Cornelio von Drebbel, che navigò per lungo tratto sotto il Tamigi, portando a bordo un equipaggio di venti persone di cui dodici rematori. Il re Giacomo I fece un viaggio in immersione, senza incidenti, da Westminster a Greenwich.
Si deve ritenere che il Drebbel avesse trovato il modo di rinnovare l’aria a bordo del suo piroscafo. Scrisse suo genero, il dottor Keiffer: « Drebbel, avendo scoperto che l’aria contiene una parte principalmente utile alla respirazione, aveva composto uno speciale liquore che chiamava « quintessenza dell’aria »; alcune gocce di quel liquore sparse in una stanza chiusa bastavano a rinnovare l’aria viziata sì da renderne la respirazione comoda ». Il magico liquore era forse una sostanza capace di produrre ossigeno? Oppure di assorbire l’acido carbonico? Mistero.
Nel 1634 un monaco, il padre Mersenne fece un tentativo con un sottomarino ma senza, ottener buoni risultati. Pochi anni dopo l’inglese Day non tornò più a galla dal tuffo fatto con il suo apparecchio.
Un secolo di prove
Nel 1680 l’italiano Giovanni Borelli diede un forte contributo agli studi per la navigazione subacquea inventando un sistema d’immersione mediante otri che ingurgitavano acqua. Come si vede egli intuì la soluzione vera del problema d’immersione.
Nel 1795 il Bushnell costruì una piccola imbarcazione che conteneva una sola persona, alta m. 1,80 larga metri 2,28. L’immersione avveniva con l’introduzione d’una certa quantità d’acqua che poteva poi essere espulsa dall’azione di pompe. La propulsione avveniva mediante palette esterne rotanti come un mulino a vento azionato dalla forza delle braccia. Un’elica in forma primitiva. Si poteva così trasportare una buona dose di polvere contro i fianchi dei vascelli avversari, assicurarla con funi e ottenere poi l’esplosione mediante un congegno ad orologeria.
Infine fu Napoleone che approvò definitivamente gli studi sui sottomarini, incoraggiando con un premio di diecimila franchi un progetto di Roberto Fulton, eccellente in quanto riassumeva l’esperienza di tutto il passato. Scese così in mare, nel maggio del 1801 il primo battello sottomarino da guerra: il Nautius. Questa nave sorprese il mondo poichè aveva straordinarie caratteristiche. Resisteva infatti in immersione anche per una durata di sei ore e si dimostrò efficacissima per far saltare in aria navi avversarie. Si deve però ricordare che Napoleone, primo Console, rifiutò in un primo tempo la proposta di Fulton: soltanto più tardi si convinse dell’utilità dell’invenzione.
Miles
Approfondimento de ” La Domenica del Corriere ” del 30 maggio 1943
0 commenti