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Einstein e la relatività

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Una rivoluzione nella scienza

«Einstein, scrivono i giornali, ha trionfato in Inghilterra ».”Chi è Einstein? Non è un boxeur, non è un campione del ciclismo mondiale, non è un divo dell’arte muta; non è, insomma, uno di quei grandi uomini del giorno, a cui, in quest’ondata di materialismo che passa sul mondo, si volgono le turbe in adorazione.

 Einstein rappresenta invece la intellettualità più alta, e, se oggi la sua fama dall’ambito ristretto degli uomini di scienza si diffonde nel gran pubblico, è in virtù della sua famosa teoria della relatività, in cui l’intelletto umano tocca le più alte vette della potenza speculativa. La cosa è tanto più sorprendente, in quanto che non si tratta di un argomento scientifico, che possa condurre a pratiche e geniali applicazioni scientifiche, quali i raggi Roentgen, le onde elettriche, il radio, ecc., o di questione, che, pur essendo squisitamente teorica, sia però accessibile ai più. Al contrario! I reporters americani chiesero all’Einstein nel suo recente viaggio a New York se fosse vero che solo dodici persone al mondo avessero compresa la sua teoria. Cotesta è un’esagerazione giornalistica; ma è pur vero che impadronirsi della ardita concezione einsteiniana è solo concesso a chi abbia vasti e solidi studi matematici, e, libero da ogni vincolo di vecchie idee, possa spaziare nei più astrusi campi del pensiero. Quello che può giungere ai profani attraverso le conferenze, che lo stesso Einstein ha tenuto qua e là nel suo recente viaggio, o attraverso gli articoli, non sempre esatti nè sempre di giusta misura dei giornali, è appena appena un’ombra, quasi come la visione d’un fantastico paesaggio attraverso la nebbia. E’ tuttavia sufficiente per dare anche ad essi un’idea dell’arditezza estrema e della bellezza della teoria del grande ma-tematico tedesco, e per additarne l’alto contenuto filosofico. Il problema della conoscenza, il più arduo problema della mente umana, che non può oggi essere abbordato senza una salda preparazione matematica, un largo corredo di cognizioni fisiche, una mente aperta alle più moderne correnti del pensiero scientifico, è dall’Einstein, ancor più che dal suo maestro, il Minkowski, messo sotto una luce completamente diversa dalla comune e apre all’intelletto nuovi e più vasti orizzonti.

La fisica si allarga nel campo della metafisica e forse questa è una ragione del fascino che, anche su menti non preparate a riceverle, esercitano le idee dell’Einstein, mentre in Inghilterra più ancora che presso altre nazioni, si diffondono e si sviluppano, sopratutto per merito di uomini di scienza, gli studi psichici e l’interesse Per l’al di là, quasi come naturale reazione al dilagare delle tendenze più materialistiche e della sete di godimenti.

La più rivoluzionaria delle teorie.

La teoria dell’Einstein è veramente nel campo della scienza una teoria rivoluzionaria! Questa invero da capo a fondo rovescia tutte le idee, su cui fin qui riposava la fisica, travolge principi che consideravamo quali pietre angolari del nostro edificio scientifico, impone un’immagine assolutamente nuova del mondo, al di fuori e al di sopra delle nostre facoltà intuitive. Si spiega dunque l’opposizione che la nuova teoria incontra presso alcuni scienziati (v’è chi l’ha battezzata un giuoco dello spirito, il futurismo della scienza), mentre da altri è accolta con grande favore, perchè collega e spiega tutti i fenomeni naturali, anche quelli fin qui non spiegati o mal spiegati (per esempio, lo spostamento del perielio di Mercurio) e li inquadra entro uno spazio, inaccessibile sì al nostro pensiero, ma eretto mirabilmente sopra una superba costruzione matematica. La teoria di Einstein, nonostante una recente brillante conferma, di cui già fu scritto sulla Domenica, deve ancora vincere altre prove pel suo trionfo completo; però nessuno può disconoscerne la immensa importanza nel campo scientifico e filosofico. E’ stato detto che questa è perfino superiore a quella che derivò dalla sostituzione del sistema Copernicano al sistema Tolemaico. Ma non è giusto erigere Einstein contro Euclide, contro Galileo, contro Newton, contro questi eccelsi luminari della scienza. La geometria di Euclide non cessa di essere rigorosamente logica, pur se il famoso postulato delle parallele, su cui si fonda, non sussiste in tutto lo spazio; la meccanica di Galileo e di Newton è sempre vera in prima approssimazione valida perfettamente per velocità molto inferiori a quelle della luce. La concezione Einsteiniana è più larga, più comprensiva, spaziando essa anche sopra l’enorme congerie di fatti, di fenomeni, di leggi, di teorie, di cui si è arricchita la scienza dal tempo in cui quei sommi fondarono la meccanica classica. Per dare un’idea delle audacie cui giunge la teoria della relatività nella sua forma più generale e delle strabilianti e sconcertanti conseguenze cui perviene, sarà opportuno riferirne qui alcune, dopo aver preavvisato il lettore di non meravigliarsi troppo del fantastico mondo nel quale li trascina la novissima scienza.

La nuova concezione dell’universo.

Anzitutto la nozione di spazio, presa isolatamente, non ha senso; solo l’insieme di spazio e tempo possiede una realtà e costituisce un’entità a quattro dimensioni (universo del Minkowski). Questo spazio non è più dunque quel semplice spazio a noi familiare: per dir meglio sarebbe tale, se fosse completamente vuoto. I fenomeni fisici, che in esso hanno sede, ne provocano un’alterazione, incurvandolo; ma ne nasce un’alterazione, la quale a sua volta modifica quelli fino ad equilibrio raggiunto. Questa alterazione è talmente piccola, che non può rilevarsi nell’ambito ristretto delle nostre esperienze, e così Io spazio ci appare euclideo, nello stesso modo che non ci sembra curva una pianura, quantunque appartenga alla superficie sferoidale del globo. La gravitazione non sarebbe una forza, ma una proprietà inerente allo spazio; la luce non si propagherebbe in linea retta, ma seguendo quel cammino, lungo il quale impiega minor tempo, e la sua velocità non sarebbe una costante assoluta, ma subirebbe l’influenza di tutti i fenomeni fisici che incontra nello spazio, e particolarmente della gravitazione. L’energia sarebbe inerte e pesante, come è la materia, onde un raggio luminoso avrebbe un peso e quindi subirebbe l’attrazione degli astri presso cui passa, ed un corpo, scaldandosi, diverrebbe più pesante. Ancora: la velocità relativa di due corpi non potrebbe superare la velocità della luce, che dunque sarebbe una velocità limite. Le masse e il volume di un corpo varierebbero colla velocità di cui è animato…

Ve n’è abbastanza per stordire chi senta parlare di tali cose per la prima volta. Siamo nel mondo del fantastico, si chiederà qualcheduno, o nel campo delle scienze esatte? Non è vana e arbitraria una concezione dell’universo così lontana dalla nostra intuizione? Al che si potrebbe rispondere: o non è forse arbitrario estendere all’immenso spazio la proprietà che abbiamo rilevato in qualche sua piccola parte, e costringere nella limitatezza delle nostre facoltà intuitive, lo sterminato e complesso congegno dell’Universo?

T. Alippi.

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