L’estate, in Italia, è la stagione delle feste popolari: feste tradizionali, in relazione con solennità religiose, che nei vari luoghi assumono forme diverse e presentano diversi caratteri: dalla città delle lagune a quelle della Sicilia quale varietà di tipi, di scene, di manifestazioni, quale orgia di smaglianti colori sotto il fervido sole estivo che brilla nel ciclo purissimo, che investe di sua luce le barche adornate scivolanti sulle acque tranquille, o le processioni di devoti che girano per le vie della città assiepate di popolo, o si allargano nelle verdi pianure, o salgono su pe’ fianchi delle montagne, ai santuari!
Ma anche queste manifestazioni così caratteristiche della vita popolare, che così vivamente richiamano l’epoca gloriosa de’ comuni italiani, vanno un po’ alla volta attenuandosi, scomparendo. Esse si conservano ancora in parecchi luoghi in tutta la loro originalità, e non sarà certo la nostra generazione che ne vedrà la fine; ma da quanti altri luoghi sono già sparite! E’ bello, è interessante, finché esse durano, raccoglierne ed esporne le particolarità, indagarne le origini, riprodurne i momenti più caratteristici: cosi almeno non si spegnerà nella memoria del popolo il loro ricordo. Nell’agosto dello scorso anno illustrammo una di codeste feste popolari: la processione che si fa il 15 agosto a Nettuno, il grazioso paesello sul Tirreno, a un paio d’ore di ferrovia da Roma.
Oggi ci occuperemo della Festa dei Gigli, che si è celebrata la scorsa domenica a Nola. Cominciamo con un po’ di storia. Nella prima metà del 5° secolo, i Vandali che, dopo sconfitti dai Franchi, erano tornati in fiore sotto il forte loro re Genserico ed erano passati nella Spagna e di là in Africa, infestavano con frequenti scorrerie le provincie dell’Italia meridionale. In una di queste spedizioni, fatta nel 431, i barbari piombarono sulla città di Nola, e dopo averla presa e saccheggiata, se ne andarono portando seco gran bottino e non pochi prigionieri condannati alla schiavitù.
Fra questi si trovava un giovane, unico figlio di una povera vedova, la quale, non avendo denaro per pagarne il riscatto, si rivolse al santo vescovo di Nola, Paolino III. Il buon prelato, che si era già spogliato di tutto il suo e non aveva più nulla da dare, pensò di sacrificare sè stesso e riuscì a liberare il giovane andando egli in schiavitù in voce sua.
Giunto in Africa, il santo vescovo si fece subito notare per le sue virtù, e salì tanto nella stima di quei barbari, che il loro re Genserico, grandemente ammirandolo, liberò tutti i Nolani che aveva trascinati in schiavitù, e insieme con Paolino li rimandò al loro paese.
L’annunzio della liberazione e del ritorno dei prigionieri giunse a Nola e vi destò una gioia indescrivibile: la popolazione intera uscì dalla città e mosse festante incontro ai liberati portando fiori in quantità: il vescovo fu stretto da ogni parte dai devoti che gli baciavano le vesti; ed egli rispondeva alzando la mano a benedirli e assisteva sorridendo alle scene di gioia e di tenerezza che si svolgevano intorno a lui.
Ed ecco quale fu l’origine della festa: a perpetuo ricordo del fausto avvenimento, fu stabilito di fare ogni anno il 21 giugno una solenne processione. Da principio la cerimonia non fu troppo regolata ; ma poi, un po’ alla volta, essa si andò ordinando e disciplinando, e la parte più importante fu affidata agli artigiani, che si costituirono in apposite compagnie con relativi statuti e regolamenti, per procedere alla costruzione dei gigli.
Che cosa sono questi gigli?
In origine non erano che i bastoni, tutti adorni di fiori e di nastri, che venivano portati nella processione dai capi d’arte; poi, a poco a poco, questi bastoni furono ingranditi, e ne vennero fuori dei piccoli obelischi di legno che si andarono sempre più ingrandendo e arricchendo di ornati, fino a prendere le proporzioni veramente colossali che si hanno ancor oggi. Le grandiose macchine hanno un’altezza che varia da 20 a 25 metri; misurano alla base 4 metri di larghezza; ciascuna di essa pesa circa 60 quintali e sono così solide, che vi possono salir sopra fin 100 persone senza che vi sia il pericolo di un crollo.
Quanto i giganteschi obelischi sono costruiti, si vestono, si coprono cioè di banderuole, di fiori, di ornati multicolori: vi si collocano sopra delle colonnini, delle statue, e sul pinacolo una statua della Madonna o di qualche santo.
Terminati i preparativi che durano naturalmente alcuni giorni prima della festa, quando questaè giunta, le paranze, o compagnia di una quarantina di uomini ciascuna, prendo sulle loro poderose spalle le macchine, alla base delle quali stanno seduti dei musicanti, e per un’ora e forse più i gigli sono fatti ballare a suon di musica.
Lo spettacolo è curioso: i portatori grondano sudore, alcuni perfino sangue, ma l’entusiasmo da loro continuamente muove forze e li rende insensibili alla fatica. La strana danza è accompagnata dalle grida del popolo che vi assiste; e quando essa è finita; le macchine vengono portate in mezzo ad un vero delirio, per tutte le vie della città, si fermano davanti ad ogni bottega, e lì si svolgono strane e grottesche scene di contorcimenti, di urli e di salti. Finalmente i gigli, che durante il loro passaggio per le strade, son salutati, oltre che dalle grida della popolazione, anche da getti di fiori di confetti, si raccolgono tutti in fila sulla piazza, e lì continua il chiasso, finché si vede spuntar da lontano la processione che si avanza lentamente, salmodiando.
Allora si fa d’improvviso un gran silenzio, che dura finché il vescovo, circondato dal capitolo dei canonici, giunto davanti alle macchine, impartisce loro la solenne benedizione. Allora scoppia un uragano di grida e di applausi; le campane squillano a festa, lo musiche suonano, si sentono qua e là spari di mortaretti, e dallo finestre, dai balconi, dalle logge gremite di gente piovono fiori, confetti, cartellini multicolori.
Questa la scena che i nostri artisti hanno illustrata nel relativo quadro a colori.
Le feste durano tre giorni, e ogni sera non mancano fuochi artificiali e luminarie. E’ da notarsi che non tutti i gigli sono in forma di obelisco: alcuni raffigurano globi, altri portano in cima una nave, ecc. Tra i fiori che li adornano primeggiano i garofani, e in mezzo a questi campeggiano le insegne particolari delle varie arti che curano la costruzione dei gigli.
metterei sottofondo musicale della festa
Una tradizione bellissima!!!