Ancora una novità nella bicicletta, questo inesauribile obiettivo di innovazioni tecniche ed industriali.
Finora, per andare in bicicletta in compagnia non c’era che il tandem. Molto favorevole nelle corse, il tandem non lo è altrettanto nelle gite di piacere: i due compagni stanno l’uno dietro dell’altro: è difficile che possano parlare fra loro: quello davanti nasconde al compagno la vista del terreno.
Si eran inventate le sociabili, ma eran veicoli pesanti, a tre ruote, privi dei pregi della bicicletta o del tandem, privi di quell’equilibrio sulle due ruote che forma l’interesse ed il successo di questo sport modernissimo.
Ecco che una Società americana, di Rochester, la Punnett Cycle e O., ha cercato di risolvere il problema, creando il modello di cui presentiamo al lettore la riproduzione. Non si tratta insomma che d’una bicicletta a due posti paralleli, ciascuno dei ciclisti movendo la ruota posteriore mediante una catena diversa.
A tal uopo, la ruota posteriore è montata sur un lungo asse, alle cui estremità son disposti i due pedali ; il telaio aperto come nelle macchine per donne, è doppio, e riposa su quest’asse e sulla forca della ruota anteriore comandata, da un doppio manubrio. Le due ruote si trovano così caricate alla maniera del “bastò d’un mulo; ma pare non sia necessario, per mantenere l’equilibrio, che i due biciclisti abbiano lo stesso peso: una leggera inclinazione della macchina in moto, basta a compensare la differenza. Basta pure che uno solo dai due biciclisti sappia montare, per poter viaggiare con tutta sicurezza in due.
Si noterà sul disegno di sinistra che i due tubi dei due telai che sopportano i sellini sono fra loro collegate dà una sbarra trasversale che porta un pezzo atto a ricevere un sellino. Ciò permette di collocarvi una delle due selle quando si vuol montare la macchina da un solo ciclista. La posizione di quest’ultimo non è comoda; ma insomma basta par fare un breve tragitto, p. e., andare a prendere il compagno, o ricondurre la macchina in rimessa ecc..
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